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Lo Pagghiaro (trad. Il Pagliaio) è una struttura realizzata in legno e paglia di grano, adibita nell’antichità ad abitazione dalle fasce sociali più povere.  Sul territorio di San Giorgio la Molara (BN), alla fine degli anni cinquanta, se ne contavano oltre 150 dislocati fuori dalle contrade o dal centro abitato.

Di solito erano costituiti da un unico ambiente e ne esistevano di tre tipologie in base al loro utilizzo. Un tipo veniva in genere usato come “riparo di fortuna” dai pastori, un altro tipo veniva usato come abitazione o deposito di paglia, fieno oppure come ricovero per gli animali; un terzo tipo, molto più raro e considerato di lusso detto “a radice” (o streppone), veniva anch’esso usato come abitazione.

Queste ultime due tipologie potevano essere realizzate su di una muratura a secco alla base e al loro interno era facile trovare anche un camino o un soppalco adibito a zona notte.

La struttura de “li Pagghiari”  era realizzata con una intelaiatura in legno ricoperta con paglia; avevano una forma rettangolare o quadrata sormontata da due pareti verticali a forma di triangolo collocate su due lati corti mentre su quelli lunghi vi erano due pareti inclinate che fungevano anche da copertura, in modo tale che la loro pendenza favorisse il deflusso dell’acqua piovana e della neve.

Il materiale occorrente per la costruzione di un “Pagghiaro” largo 3 mt, lungo 6 mt e alto 3 mt è il seguente; n.2 pali lunghi 3 mt del diametro di 12 cm; n.1 trave lunga 6 mt anch’essa dello stesso diametro; n.14 assi lunghi 3,50 mt del diametro di 8 cm; n.14 assi lunghi 6 mt del diametro 5 cm ; n.14 canne lunghe 6 mt del diametro di circa 2,5 cm; vari assi di misure variabili per realizzare le due pareti verticali a forma triangolare.

La struttura portante è realizzata posizionando in verticale i due pali del diametro di 12 cm collegati alla sommità attraverso la trave dove verranno successivamente ancorate le due pareti verticali di forma triangolare.

I 14 assi lunghi 3,50 mt saranno disposti 7 per lato in appoggio sia sul terreno o sul muro perimetrale che sulla sommità della trave in modo che formino le due pareti inclinate della copertura. Gli altri 14 assi lunghi 6 mt saranno disposti in senso trasversale ai primi, in modo da formare un telaio a rete che servirà a rendere più stabile la struttura e a poter collocare i fasci di paglia della copertura. Per la realizzazione delle due pareti triangolari vanno orditi a rete degli assi trasversali e verticali di misura, così come fatto per la copertura, lasciando vuoto lo spazio per la porta d’ingresso.

Realizzata la struttura si passerà a ricoprire dal basso i quattro lati disponendo sul perimetro i fasci di paglia con la radice, lunghi circa 50 o 60 cm. Gli stessi saranno disposti in verticale con la radice verso l’alto e fermati, con le canne poste trasversalmente, a modo sandwich. Questa operazione si ripeterà ogni anno e per 5 o 6 anni in modo da raggiungere uno spessore di paglia tale da avere un alto livello di impermeabilità e termicità. In alternativa alla paglia, raccolta rigorosamente a mano al momento della mietitura in periodi di luna calante o  mancanza, può essere utilizzata la canna selvatica (detta cannafischi).

Tra le caratteristiche più importanti di queste strutture si ricordano:  l’isolamento termico, in quanto la paglia riesce a conservare la temperatura ottenendo ambienti caldi d’inverno e freschi d’estate; l’isolamento acustico, in quanto la paglia è un materiale fonoassorbente ed infine la sostenibilità in quanto il materiale usato è facilmente reperibile in natura.

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